Lo za’atar palestinese è simbolo di tradizioni che uniscono il gusto alla storia di un popolo.
Za’atar in arabo significa “timo”, ma si tratta di una varietà diversa da quella che cresce in Italia: è molto più profumato e con le foglie più larghe. Il termine za’atar viene ormai utilizzato anche per indicare un misto di erbe tipiche palestinesi. Lo za’atar è composto da timo secco macinato e mescolato con sommacco, sale e semi di sesamo. In alcune famiglie si può trovare preparato anche con origano, maggiorana e ceci secchi spezzati.
Si consuma spesso a colazione, con pita, olio, labaneh (yogurt colato), ceci e olive. Viene usato anche per insaporire carne, pesce, verdura, uova e per preparare una focaccia che si chiama mana’ish.
Ogni piatto con za’atar diventa un modo per scoprire e sostenere la cultura palestinese, portando con sé un messaggio di speranza e resistenza.
1 kg di farina, 8 g di lievito di birra secco, 1 cucchiaio di zucchero, 70 g di olio d’oliva, 1 cucchiaio di sale za’atar, acqua tiepida
In una ciotola mettere la farina a cupola, fare un buco al centro e versare all’interno acqua tiepida, il lievito e lo zucchero, mescolare e poi iniziare ad impastare. Aggiungere poi l’olio e l’acqua piano piano, fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo. Per ultimo, unire il sale. Formare una palla, ungerla con un pò d’olio per evitare che si secchi e metterla a riposare in un ciotola coperta con un canovaccio per 2 ore. Formare poi delle palline della grandezza di una pallina da tennis. Stenderle con il mattarello e lasciarle lievitare ancora un pò in un luogo tiepido. Scaldare il forno con una teglia all’interno (la temperatura ideale sarebbe 300° ma solo i forni industriali raggiungono questa gradazione così elevata). Per preparare il mana’ish, cospargere le pita di za’atar mescolato con olio d’oliva e infornarle sulla teglia calda, cuocendole per non più di 8 minuti. La cottura nel forno deve essere molto rapida e ad una temperatura molto alta, altrimenti risulteranno secche. Una valida alternativa al forno è cuocere la pita sul fornello, in una padella antiaderente molto calda. Non si gonfieranno come succede con la cottura in forno, ma, sicuramente, avranno la stessa morbida consistenza della pita palestinese.
La Palestina è il regno delle mille ciotoline. Le tavole sono spesso imbandite con piattini e ciotoline di coccio di diverse misure e decorazioni, in cui vengono servite cremose salse per accompagnare piatti di carne o per essere gustate con la pita. Questo modo di servire l’antipasto si chiama meze. Questa fresca salsa di zucchine è ottima in estate, per un aperitivo o per uno spuntino. Ingredienti:
500 g. di zucchine, 250 g. di yogurt intero, 1 spicchio d’aglio, 3 cucchiai di olio d’oliva, qualche foglia di menta sale, foglioline di basilico o menta e za’atar per guarnire
Lavare le zucchine e metterle nel forno intere o, se si vuole farle cuocere più in fretta, tagliarle per lungo a metà. Lasciarle cuocere per almeno 30 minuti a 250° o, comunque, fino a quando risulteranno ben grigliate. Farle raffreddare e poi passarle nel tritatutto per qualche secondo, evitando di ridurre il composto ad una crema troppo omogenea. La ricetta risulta più gradevole se qualche pezzettino di zucchina rimane intero nella salsa. Aggiungere poi lo yogurt, l’aglio tritato, la menta finemente tagliuzzata e il sale. Mescolare e servire la salsa su un piatto di portata, guarnendo con un filo d’olio, qualche fogliolina di menta o basilico e un pizzico di za’atar.
Bethlehem Fair Trade Artisans (BFTA) è un’organizzazione che promuove il commercio equo e solidale in Palestina, mettendo in connessione artigiane e artigiani locali con i mercati internazionali. Tra i suoi prodotti simbolo c’è lo za’atar tradizionale, lo stesso che trovi nei barattolini COSPE, realizzato a mano da donne palestinesi custodi di una sapienza antica.
Attraverso il lavoro con BFTA, oltre 60 produttori e produttrici ricevono salari equi, lavorano in condizioni dignitose e accedono a nuovi mercati globali. Questo consente a molte donne e alle loro comunità di rafforzare la propria indipendenza economica e preservare il patrimonio culturale palestinese, anche nei contesti più fragili.
Scegliere il barattolino di za’atar COSPE significa sostenere una filiera giusta, etica e al femminile.
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